Regole di ingaggio by William Langewiesche

Regole di ingaggio by William Langewiesche

autore:William Langewiesche [Langewiesche, William]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2022-06-06T22:00:00+00:00


Era la solita fuffa dei marines, ma in arrivo direttamente dall’alto. Avrebbe dovuto rappresentare una specie di guida alla guerra in Iraq, solo che risultava singolarmente confusa e contraddittoria. Specie dopo la battaglia alla Casa dell’Inferno, e la pubblicità che le era stata data, gli uomini della Compagnia Kilo tendevano a un atteggiamento molto duro e aggressivo. E adesso, dopo un’offensiva finita nel nulla, che cosa ci si aspettava da loro? Andavano in giro per al-Haditha aspettando solo di beccarsi una pallottola. Il tenente colonnello Chessani non si muoveva mai dalla diga, e comunque era un tipo un po’ strano. Passava per una persona rigida, profondamente religiosa e poco comunicativa. Gli uomini avevano la sensazione che li riconoscesse solo se leggeva il nome sulla mimetica, e da lui non si aspettavano granché, diciamo così. Il capitano McConnell era tutta un’altra storia. Veniva considerato una persona semplice e disponibile, ma anche, a modo suo, un fanatico. I discorsi che teneva agli uomini, e che in teoria avrebbero dovuto motivarli, erano pistolotti pieni di frasi fatte da marine e luoghi comuni assortiti. Insisteva molto su concetti come la responsabilità e l’onore. Sembrava sinceramente convinto che a al-Haditha si stesse combattendo – e se per questo anche vincendo – la guerra globale al terrore. A dispetto dell’evidenza, ripeteva in continuazione che gli insorti erano codardi senza valori. Faceva proclami wagneriani del tipo «Nel cozzo delle lance non tremeremo», un po’ fuori luogo alla Base Sparta, dove non si vedeva lo straccio di un nemico. Per onestà, va tuttavia ricordato che gli ufficiali in grado di motivare militari di professione sono merce rara. McConnell le sparava un po’ troppo grosse, certo, ma il suo era l’entusiasmo del neofita.

Nel frattempo, i marines continuavano a uscire di pattuglia, col solo risultato di imbattersi in cose cui non sapevano bene quale significato attribuire. Benché tutti dicano che questa è una guerra di intelligence, sul terreno intelligence ne circolava pochina. A volte i marines arrestavano gli uomini segnalati sulle loro liste; più spesso entravano in una casa, facevano qualche domanda e se ne uscivano a mani vuote. Ufficialmente le loro regole di ingaggio erano solo di poco più restrittive rispetto a quelle da caccia grossa di Falluja, dove si poteva far secco chiunque. Già, peccato che al-Haditha fosse piena di civili. In astratto veniva considerata zona di guerra, e forse lo era anche, ma certo non lo sembrava. Pur essendo in larga parte controllata dagli insorti, nelle settimane precedenti all’eccidio del 19 novembre era stata un’oasi di tranquillità. Zona di guerra? L’unica vittima dei marines era stata lo scemo del villaggio – uno degli –, che ignorando tutti gli avvertimenti aveva voluto a ogni costo scavalcare il reticolato della base. Per il resto, gli uomini della Compagnia Kilo avevano trovato qualche nascondiglio di munizioni sulle rive del fiume, contattato alcuni capi tribali, e collezionato successi di tipo circolare: ogni mattina trovavano mine artigianali posate nella notte, che nessuno si sarebbe sognato di armare se non ci fossero stati militari americani in città.



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